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Mike D'Antoni intervistato dopo un allenamento durante l'NBA Europe Live 2010 di Milano

Danilo Gallinari durante l'NBA Europe Live 2010 di Milano

Patrick Ewing Jr. con Simone Giofrè durante l'NBA Europe Live 2010 di Milano
D'Antoni: "Gallinari, maturo per essere leader"

[04/10/2010] Vivere tre giorni con i New York Knicks a Milano, con la presenza agli allenamenti, alla partita, ai momenti delle intereviste, alla fan zone in Piazza Duomo, sono stati l’occasione per conoscere i giocatori, condividerne le emozioni, capire la preparazione all’evento.
Non potevano mancare le interviste, a cominciare dal grande capo dei Knickebokers, ovvero coach Mike D’Antoni, una vera e propria leggenda a Milano per via di un lungo passato vincente da giocatore prima e da allenatore poi.
“Ho cercato di ricreare un gruppo come abbiamo avuto qui a Milano – ha raccontato D’Antoni - ma non è possibile. Ci sono stati anni con personaggi come Meneghin, Peterson ed altri, cosa che non si può ripetere”.
Che cosa significa per Gallinari essere un leader?
“Vuol dire che deve giocare con entusiasmo. Deve sempre giocare con quello spirito. Deve mettere la sua personalità nella squadra. Non è che deve dire qualcosa di più. E’ il modo nel quale tu affronti la vita, lo spogliatoio, il campo. Lui è molto maturo per la sua età e quindi può farlo”.
Cosa ti aspetti da Felton?
“Lui è sempre stato un buonissimo playmaker nella lega. Ha vinto un titolo al College con North Carolina. Sa giocare. Quello che fa la differenza è che lui ha un grande cuore, grande capacità di difendere, di correre quando gli altri si fermano. Lui ha una grande personalità per vincere”.
E invece di Anthony Randolph?
“Anthony Randolph è un grande progetto ha appena fatto 21 anni. Ha già giocato due anni di NBA, è molto magro, non è ancora maturo come fisico”.
Come cercherai di utilizzarlo?
“Dobbiamo ancora vedere bene. Vedremo quello che lui riesce a fare meglio. Da 4,5,3, lui può marcare anche il playmaker. Non ha limiti come fisico, come velocità. Spero riusciremo a metterlo nella miglior posizione per lui”.

Non potevano certo mancare le parole di Danilo Gallinari alla vigilia della sua terza stagione NBA, la seconda in realtà dopo che nella prima è riuscito a giocare solamente 28 partite.
Lo scorso anno, invece, 81 partite in totale delle quali 74 in quintetto base con 15.1 punti di media e 34 minuti di utilizzo.
Non male per quella che in pratica è stata la sua prima vera stagione NBA a 21 anni.
Ed ora, una nuova stagione nella quale gli si chiede anche di interpretare un ruolo di leader per una squadra molto rinnovata.
“Io penso di dover avere un ruolo di leader nella squadra. Me l’ha chiesto Mike, me l’ha chiesto la società, e quindi faro il possibile per interpretare questo ruolo al meglio”, dice lo stesso Gallinari.
Pensi che la squadra possa puntare ai playoffs?
“Io penso che ci siano le carte in regola per andare ai playoffs. Nessuno in squadra ha dubbi. Lo possiamo fare. Sono stato due anni a New York e per una quindicina di giorni siamo stati vicini ai playoffs, ad una o due partite. Calcolando che non sono stati due anni vincenti, con la squadra che abbiamo adesso credo che quei 10-15 giorni possano essere tutta la stagione vicino ai playoffs”.
In cosa pensi di essere migliorato?
“Migliorato nel leggere alcune situazioni particolari, nel leggere alcune situazioni di pick ‘n’ roll”.

Infine, è la volta di Patrick Ewing Jr., giocatore che porta sulle spalle in nome più che importante, soprattutto in una città come New York. Il figlio del grande Pat Ewing, scelto con la 13esima chiamata al secondo giro del draft 2008 da Kings e poi girato ai Knicks, nella NBA non ha per ora mai giocato una partita di regular season. Nel 2008-2009 è finito in D-League, ai Reno Bighorns, mentre lo scorso anno non ha mai giocato per un infortunio che lo ha tenuto sette mesi lontano dal campo.
Ora ha di nuovo la miglior condizione, come ai tempi di Georgetown, ha perso quei 15 kg di troppo figli di un lungo stop e, soprattutto, è riuscito ad ottenere una chiamata dai Knicks dove indosserà la maglia #20 e non più il #6 come nella preseason di due anni fa.
“E’ una bella opportunità, quello che desideravo dopo un anno di stop che è stato altamente formativo perché ho capito esattamente cosa volevo e quanto poteva essere difficile ottenerlo”, dice lo stesso Ewing.
Come affronti questa nuova avventura?
“Con grande serenità e determinazione. Ho cercato di presentarmi nella miglior condizione possibile ed ora stiamo iniziando ad allenarci duramente. Spero di avere la mia occasione per dimostrare quanto valgo”.
Quanto vale la squadra?
“Penso sia un’ottima squadra, sicuramente migliore delle ultime stagioni. Tutti abbiamo voglia di lavorare e vincere e penso che avremo la possibilità di giocarci le nostre chances per andare ai playoffs”.
Come vedi i nuovi compagni?
“Sono stupido da molti di loro. Gallinari non è solo un grandissimo tiratore. E’ un giocatore completo, che sa trattare la palla, intelligente, sa leggere le situazioni. Lo stesso Mozgov, alla sua prima esperienza, mi sembra prontissimo per poter avere un ruolo importante. E poi Amar’e Stoudemire, al quale non servono presentazioni. Sapevo fosse un grande ma non immaginavo così grande, sia in campo che come persona”.
New York come ti ha accolto?
“A New York c’è tantissimo amore nei miei confronti e questo mi fa enormemente piacere. Speriamo di ripagare il nostri tifosi che hanno molta voglia di vederci vincere”.

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