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Alberto Rossini

Alberto Rossini

Alberto Rossini con Pier Luigi Marzorati alza la Coppa Korac
Lupo Rossini saluta il basket!

[10/09/2010] 10 Settembre 2010: Alberto “Lupo” Rossini saluta il basket giocato con “La notte del Lupo”. Amici, compagni, avversari di una vita renderanno omaggio al PalaTriccoli di Jesi ad uno dei “grandi” della pallacanestro Italiana.

Di seguito un pezzo scritto da Simone Giofrè e pubblicato sull’house organ dell’Aurora Basket Jesi in occasione della serata di addio al basket di Alberto Rossini.



Quando nel 1987 quel magrissimo giovane di Treviglio faceva il suo esordio in Serie A nella gloriosa Cantù per dare qualche minuto di fiato ad uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi di nome Pier Luigi Marzorati, io ero un ragazzino che giocava nel settore giovanile di quella stessa società e, come ogni canturino, il mio idolo indiscusso era proprio il “Pierlo” nazionale.
Quel giovane senza timori ci mise però poco a diventare per me un vero esempio, la “speranza” di poter arrivare come lui a giocare in Serie A.
Erano gli anni di un basket diverso, dei due americani per squadra e, soprattutto, quella Cantù era una famiglia dove prima di tutto crescevano uomini. “Lupo” Rossini ha avuto grandi maestri sul campo e nelle vita, ha vissuto al fianco di Allievi, Corsolini, Marzorati, Recalcati, Riva e molte altre persone che senza dubbio hanno contribuito alla sua formazione.
Senza un talento smisurato e con un tiro non proprio “impeccabile”, questo ragazzo dall’aria comune è stato in grado di entrare a far parte della storia della pallacanestro italiana. Non solo per le 23 stagioni da professionista, le oltre 800 presenze o il quintetto base in almeno una partita per ognuna delle sue stagioni, ma soprattutto perché è stato un esempio da imitare. Come Dino Meneghin, “bandiera” per due città (Cantù e Jesi) e giocatore che sul campo non si è mai risparmiato dando sempre tutto, e di più, di quello che ci si poteva aspettare.
Ho ancora negli occhi la sua crescita continua anno dopo anno durante le sue undici stagioni a Cantù: le sue scorribande in contropiede, la difesa asfissiante sul palleggiatore avversario e la leadership, caratteristiche che non potevano sfuggire agli occhi di nessuno.
Cantù ha dato una grande opportunità al giovane Rossini da Treviglio affidandogli il ruolo che era stato di Marzorati, offrendogli un palcoscenico importante in Italia ed in Europa.
Lui ha ricambiato con professionalità, cuore, amore ed onestà, diventando un simbolo per la società, vincendo una Coppa Korac da grande protagonista e prendendosi grandi responsabilità in prima persona come quando decise di rimanere a Cantù per riportare la squadra in A1 dopo una sciagurata retrocessione.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo approfonditamente nei suoi ultimi anni canturini, quando ormai non ero più un ragazzino ed avevo riposto ogni speranza di diventare un giocatore. Ho iniziato ad apprezzare l’uomo, soprattutto nelle estati passate insieme durante i camp, ed è nata una reciproca stima che oggi è più viva che mai.
Oggi, chiusa quella lunga cavalcata sui parquet di mezza Europa, siamo testimoni dell’alba di una nuova carriera.
Caro Alberto, ricordo quando la scorsa primavera mi confidasti di voler intraprendere la carriera da allenatore. Fortunatamente la tua dirigenza è stata lungimirante nell’affidarti questo nuovo incarico e si è dimostrata preparata e dall’occhio lungo perché sa perfettamente che un patrimonio del genere è meglio tenerselo stretto. Sono certo che affronterai la nuova sfida con la stessa umiltà e capacità di imparare dai più esperti con la quale ti presentasti a Cantù all’università di Marzorati dalla quale poi uscisti come studente modello.
Non posso che augurarti un percorso lungo e prestigioso quanto lo è stato quello da atleta con la speranza che un giorno le nostre strade professionali si possano nuovamente incrociare.
Mi raccomando però, non è necessario insegnare ai più giovani la tua tecnica di tiro…..hai mille altre cose da trasmettere come allenatore!

Un grosso in bocca al “Lupo”,

Simone Giofrè


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